IL MUSICAL IN CINEMA

di Marco Cucciniello

E' ad Hollywood che il musical nasce ufficialmentenel 1927 con "Il cantante di jazz" di Alan Crosland primo film sonoro e canoro della storia del cinema. Il musical cinematografico cresce in stretta simbiosi con le rappresentazioni teatrali di Broadway prima e londinesi poi, nascono infatti versioni su celluloide tratte da musical teatrali ma anche situazioni nuove, musiche originali composte appositamente per il cinema. E succede anche il contrario, non è raro infatti che da films di successo si ricavino poi fortunate commedie musicali messe in scena ancora oggi.
Questo genere di cinema non ha e non ha mai comunque temuto la rivalità dei live show. Anche durante la crisi economica degli Anni Trenta, ad un americano non mancavano mai 10 cents per andarsi a vedere un film-musical, semmai non poteva permettersi il più costoso biglietto d'ingresso per uno spettacolo di Broadway. Ecco perché nel 1930 Hollywood produsse più di cento film musicali contro le poche decine di allestimenti di Tin Pan Alley.
Si comprende quindi in quale misura il boom del musical cinematografico abbia rappresentato in quegli anni un'industria alla quale sarebbe non stato difficile rinunciare. Gli anni d'oro arrivano assieme a geni tutti a stelle e strisce, dominano i capolavori di Lubitsch, Minnelli, Donen e Walters portati al successo grazie al talento indiscusso di artisti quali Gene Kelly, Cyd Charisse, Fred Astaire, Gynger Rodgers, Judy Garland, Howard Keel e moltissimi altri. Doveroso ricordare "Cantando sotto la pioggia", "Il mago di Oz", "Sette spose per sette fratelli", "My fair lady", "West side story", "Tutti insieme appassionatamente" (eletto da un recente studio terzo film per incassi nella storia del cinema superato soltanto da "Guerre Stellari" e "Via col vento" ) e ancora "Hello Dolly", "Oliver!" e i più "moderni" "Cabaret", "Grease", "Jesus Christ Superstar", "Hair", "Tommy", "Saranno famosi", "La piccola bottega degli orrori", "The Rocky Horror Picture Show" e "Chorus Line". Tra gli ultimi nati emergono "Evita" di Alan Parker con una convincente Madonna, "Tutti dicono I love you" del grande Woody Allen e "Pene d'amor perdute" di Branagh, celebrazione e parodia al tempo stesso del genere in questione.
Ma l'unica che fa ancora dei musical best-seller praticamente ogni anno è la Walt Disney, non a caso "La sirenetta", "La bella e la bestia" e "Il re leone" sono finiti a Broadway e di recente anche a Londra dove un posto laterale per "The beauty and the beast" costa da 25 sterline in su. Per quanto riguarda l'Italia, che solo recentemente sta manifestando interesse verso il musical almeno a teatro, nonostante un degno passato di versioni cinematografiche di melodrammi ed opere (che videro anche la Loren travestirsi e tingersi la pelle per interpretare un'Aida doppiata poi dalla Tebaldi) e un misero tentativo con i films canzonettistici con protagonisti Al Bano, Morandi, Modugno, Pavone, Villa, D'Angelo ed ignorando "Tano da morire" (musical italiano sulla mafia) le uniche esperienze degne di nota sono i trasferimenti televisivi dei musical di Garinei e Giovannini (tutti ricorderanno almeno "Aggiungi un posto a tavola"); quanto a pellicole possiamo soltanto contare sul repertorio della canzone partenopea raccolto in "Carosello napoletano" e sull'avanspettacolo raccontato benissimo da Fellini e Lattuada in "Luci del varietà" e da Sordi e la Vitti in "Polvere di stelle".
Ma chissà che anche noi un giorno...